Quanto mi piace il blogging

Non è stata mia l'idea di avere un blog, o per meglio dire ci avevo un po' rinunciato... Prendere un blogger che scrivesse per noi era un impegno che sarebbe risultato proibitivo. Inoltre, non avevo tutto quanto ben chiaro. Cosa si dovesse fare, quanto spesso pubblicare, quanto tempo dedicare.

Quella che ci teneva di più era Orietta: dato che non succede spesso che lei abbia voglia di qualcosa di così diverso dall’ordinario - in genere sono io che voglio fare praticamente "tutto” - mi sono attivata: ho chiamato i miei consulenti, la parte grafica ha preso forma, abbiamo stabilito il nome, le categorie, gli argomenti, il piano editoriale.

Bene. Ora: chi avrebbe scritto sul nostro futuro blog? Abbiamo cercato, e ci è stata presentata una blogger, ma non ha funzionato. È durata pochissimo. Era sempre presente se facevo qualcosa, per documentarla. Poi scriveva il post. Era simpatica, gentile e molto preparata, ma come poteva vedere quello che io avrei voluto far vedere a voi? Come avrebbe potuto scrivere quello che volevo scrivere ai miei lettori? Lì ho capito che, se volevo il blog dell'Esedra, avrei dovuto diventare, per così dire, la blogger di me stessa. Solo io avrei potuto parlare con empatia, con sentimento, con emozione del mondo de L'Esedra di Santo Stefano.

E da quel momento ho iniziato a fare una cosa che adesso mi piace moltissimo, mi appassiona e mi coinvolge. È soltanto la mancanza di tempo che non mi consente di scrivere di più... Scrivo in piena notte, all'alba, quando sono a un evento e non c'è bisogno di me. Scrivo quando sono felice e quando non lo sono: scrivere mi calma, mi fa entrare in un'altra dimensione, in cui ci sono solo io e c'è solo quello che voglio dire. E sono tantissime le cose che voglio dire, molte di più di quelle che scrivo.

In realtà, scrivere sul web diventa uno strumento "pericoloso" perché si parla a un interlocutore che non ha un volto, che non ha un ruolo e neanche un nome. Qualcuno che non conosciamo. Chi ci legge? Chi apre il nostro blog per vedere cosa abbiamo pubblicato? E questo, invece di spaventarmi, rende tutto più affascinante, anzi mi fa sentire libera di esprimermi.

Subito dopo aver scritto, rileggo e invio il post in studio. Al mattino quando arrivo (in genere entro dopo mia sorella), Orietta ha già letto il mio articolo. In genere, devo dire, è contenta e quindi procediamo con la pubblicazione. Se non le piace, beh, vi assicuro che si fa capire chiaramente... ma è difficile che io corregga il post. Piuttosto non lo pubblico, resta nella cartella. Non riesco proprio a tornarci su, mi sembra di fingere di provare quelle emozioni e di fare quelle riflessioni. Non so, non sembro più io.

Ora, a leggerlo e rileggerlo a distanza di un anno e mezzo, penso che sia stata e che sia ancora una sfida, una scommessa. Aumentano i lettori? Sì! Allora è stata proprio una buona scelta.

E voi, cosa ne pensate?

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